In questo articolo parliamo della personale esperienza di riscoperta della lavorazione del legno con tecniche manuali, ossia con attrezzi mossi dalla forza di braccia e mani guidati dalla testa e quindi da un progetto ben definito e dalle conoscenze delle varie essenze del legno e dell’efficacia e efficienza degli attrezzi da impiegare

Questo tipo di lavorazione era tipico dell’epoca delle produzioni su commissioni individuali per specifiche necessità e gusti dei committenti; esclusa quindi la produzione di serie ed esclusa anche la replica in senso stretto: un mobiletto può essere anche rifatto o imitato, ma sarà comunque diverso in qualche dettaglio dal pezzo che l’ha preceduto; la produzione artigianale si configura come produzione di pezzi unici fatti ad hoc per soddisfare le esigenze di committenti individuali ben definiti

Il legno anzitutto: la gamma delle essenze è vastissima, per semplificare le classifichiamo in legni teneri, semiduri e duri, ad esempio abete bianco, abete rosso, peccio, pioppo nella prima categoria, toulipier, larice, ciliegio americano nella seconda, frassino, noce, acero, mogano, palissandro, ciliegio europeo nella terza, senza contare tante altre essenze africane, americane e orientali poco utilizzate e difficilmente reperibili

Queste essenze vengono primariamente lavorate nelle grandi segherie, che tagliano verticalmente l’albero e, a seconda delle richieste e delle usanze, rettificano e drizzano i bordi delle tavole così ottenute

All’acquisto, specie per chi lavora a mano, è preferibile la tavola rifilata e regolare, la quale ha comunque una conformazione trapezoidale in verticale, quasi sempre, dato che l’albero ha una base maggiore della cima; per misurarne la superficie si ricorre alla media delle misure di base, vertice e line di mediana; la moltiplicazione di questa media per l’altezza e lo spessore dà la cubatura e sul metro cubo viene calcolato il prezzo di vendita, al taglio di segheria

Già, il taglio di sgheria lascia una superficie ruvida, che nasconde la bellezza della tonalità e delle venature del legno oltre che il reale stato dei nodi; allora le tavole devono essere piallate sulla superficie lata; per farlo si può usare la pialla lunga manuale, oramai in totale disuso anche per la difficolta di ottenerne ferri da taglio perfettamente efficienti oppure si usa la pialla a spessore elettromeccanica; con la piallata a spesso fatta dal gestore del capannone grossista di rivendita si possono quindi acquistare tavole pronte alla lavorazione, basta piallare, a mano con una pialla normale, i bordi, operazione comunque necessaria ogniqualvolta si eseguano dei tagli con seghe manuali o elettromeccaniche: in questo caso si parla di piallatura a filo

Dalla tavola all’oggetto che si vuole realizzare: è il bello delle trasformazione del materiale grezzo in oggetto nel quale si materializzano idee, progetti, desideri, utilità, soddisfazioni ed è il bello delle tecniche, che di volta in volta si adattano e mibgliora in funzione del risultato da ottenere: è la mente che lavora, inventa cerca e trova soluzioni e guida le mani

Il Taglio: definite le misure con metro, squadra a 90°, staggia e matita, si procede al taglio, con sega a telaio per i tagli più lunghi e impegnativi, quindi anche tagli traversi di spessori sopra i 20 mm. specie di legni duri, con segacci e segaccini per i pezzi più piccoli; ma non è detto, con i legni duri si usa la sega a telaio anche per i pezzi piccoli, è più efficiente; i tagli vengono poi normalmente rettificati con pialla, raspa, lima e cartavetrata fino a che si arriva alla misura esatta, che si dà sempre a millimetri

Le giunzioni: le giunzioni migliori e più resistenti, nei mobili e nei serramenti si fanno ad incastro e possono essere a spina, a mezza spina, a coda di rondine, a farfalla, ad anima quando si vogliono ottenere superfici maggiori della larghezza della tavola in lavorazione; questo metodo implica l’incollaggio delle giunzioni stesse e perciò l’impossibilità poi di smontare delle parti; si usano viti e chiodi se invece ci si riserva di smontare l’oggetto costruito, tuttavia va ricordato che viti e chiodi sono elementi metallici, in genere più duri del legno e che perciò le giunzioni potrebbero rompersi per effetto della maggior forza del metallo rispetto al legno; in ogni caso nel lavoro artigianale, trattantosi pressoché sempre di pezzi unici, si usa l’incastro con colla dato che la destinazione d’uso è rigidamente predefinita; nella costruzione degli incastri hanno grande rilevanaza attrezzi quali trapano (si chiama girobacchino quello manuale), segacci e scalpelli, e poi la raspa per le finiture; non si usa la lima perché una superficie ruvida prende la colla meglio di una superficie liscia

Tecniche delle giunzioni: per le giungioni ad anima si praticano delle fenditure sui bordi, profonde all’incirca tra i 15 e i 20 mm. e larghe tra gli 8 e i dieci mm. lunghe e frequenti in ragione della lunghezza dei pezzi; si tagliano quindi le anime, costituite da segmenti di listelle che entrino nelle fenditure, si incollano le stesse nelle fenditure di un elemento, si stende colla sui bordi e nelle fenditure dell’altro elemento da unire, quindi si incastrano le anime anche nel secondo elemento; per assicurarsi una presa sicura e precisa si stringono i pezzi con morsetti in senso orizzontale per ottimizzare la penetrazione, in senso verticale per evitare che a causa di bordi non perfettamente rifiniti (è nell’ordinario con le tecniche manuali) i pezzi uniti spancino e il pezzo finale riesca perfettamente piatto e a traguardo; a protezione delle tavole da unire, tra ganasce dei morsetti e superifici da stringere, si mettono inserti di leggno

Giunzioni a spina e mezza spina: con la spina uno dei due elementi viene forato al centro dello spessore, si pratica un foro longitudinale, che fa da femmina detta mortasa, sull’altro pezzo la parte terminale viene ridotta di spessore mantenendo il mascio detto tenone al centro, quindi i due pezzi vengono uniti dopo qualche buona pennellata di colla; la tecnica è tipica dei serramenti dove troviamo anche una piccola variante di rinforzo, ossia un breve tratto di incontro angolato a 45°; con la mezza spina dovremo invece ridurre della metà verso un unico lato i due elementi da congiungere e incollarli; anche in questo caso possiamo trovare la variante di incontro angolare a 45°, resta comunque una fiunzione debole

Giunzioni a coda di rondine: questo tipo di giunzione offre al contempo molta sicirezza e stabilità e una piacevole estetica; non facile da esguire, spesso si impiega una dima, metallica o di legno, fissa o regolabile, la cui inclinazione varia in ragione della durezza del legno; per il legno debole si usa un’angolazione intorno ai 18°, per il legno duro un’angolazione intorno ai 14°; il primo taglio si pratica sulla testa dell’elemento più lungo e si produrrà un foro di pianta trapezoidila a 180°; la profondità del taglio dovrà essere pari allo spessore della tavola da incastrara; i tagli produrranno una serie di tenoni e mortase, maschi e femmine, al fine di ottenere sequenza analoga ma di ordine opposto sulla tavola da unire; questa seconda verrà posta ortogonale alla prima, faccia superiore a filo con la terminazione della stessa e con una matita si segneranno i tagli da fare in sequesta opposta; anche in questo caso i tagli avranno sezione trapezoidale, ma a 90° rispetto alla faccia della tavola; in questo modo, dopo aver dato la colla, i tenoni della seconda scivoleranno nelle mortase della prima, bisognerà battere o stringere finchè tutto sia a filoe l’angolo di giunzione sia perfettamente a 90° se si vuole ad esempio un cassetto o un mobile a pianta quadrata o rettangolare, ma si possono anche avere oggetti ad angoli acuti e ottusi, per i quali la somma degli angoli, predefinita in progetto, porà variare a seconda della fgura geometrica come nel caso di rombui e ottagoni

Attrezzatura di maggior frequenza: sega a telaio, segaccio, segaccino, segaccio a gattuggio, squadra fissa e falsa squadra, raspa, lima, trapano, punte elicoidali da legno, carta vetrata per tampone o per levigatrfice in caso di superfici grandi,scalpelli, martello, metro, calibro,morsetti o strettoi, morsa da banco, trivellino, pialla, sponderuola, vastringa, raschietto a filo, sgorbie, pennelli, tutti attrezzi per l’esecuzione a mano; inoltre niente chiodi e niente viti, solo incastri per giunzioni e tenuta

Materiali: legno, compensato, piallaccio, duroni da giunzione,anime da giunzione, colla, vernice, smalto, colore a olio,acquarelli, cementite, acqua ragia,diluente,stucco,gommalacca,alcool 99% o 100%, antitarlo,cotone idrofilo, cotone popeline tessuto, lino tessuto, pietra pomice polverizzata quattro zeri, carta vetrata finissima, paglietta metallica finissima quattro zeri

Lucidatura e finiture: l’oggetto, a seconda dei casi, può essere finito a vernice, a smalto, a colore ad olio o a gommalacca, tipica delle lucidature usate fino all’inizio degli anni ’60 del ‘900

Tranne la gommalacca, tutti gli altri prodotti si trovano pronti; la gomma lacca va invece preparata secondo un progress digradante in ragione dell’avanzamento della lucidatura: personalmente parto con il 18% di scaglie di gommalacca per 1000 ml. di alcool, per poi scendere al 15%, al 12%, al 10%, all’ 8%,al 6%, al 4%, al 2%

La gommalacca si dà con un tampone costituito da un nucleo di cotone idrofilo, quanto ne sta un po’ stretto nel palmo di una mano, e due quadrati di lino tessuto sovrapposto per le prime due mani ad avvolgere il nucleo di cotone idrofilo; nelle mani successive si passa al cotone tessuto popeline; per iniziare si getta abbondante pietra pomice sul legno da lucida e la si sfrega per bene col palmo della mano, si lascia lì per mezzoretta, poi con un pennello si toglie, mano leggera, l’eccesso e dà la prima mano di gommalacca: per la prima imbevitura immergere il nucleo nella ciotola di gommalacca (servono circa 20 minuti perché le scaglie si sciolgano per bene), lo si spreme, si avvolge con il primo panno, si spreme, si imbeve rapidamente il tampone, lo si copre con il secondo panno, si spreme e si avvia il lavoro con movimenti circolari piuttosto stretti, prima da da un lato poi dall’altro; si ripete per almenno 5 o 6 volte dopodichè si ridà la gommalacca a movimenti che abbiano la figura dell’ 8, per almeno due volte; si valuta il risultato e caso mai si ripete (dipende da quanto beve il legno); terminata la prima mano si passa al 15%, si cambia il tampone (uno nuovo ad ogni cambio di percentuale), alla terza mano si passa al cotone popeline, i movimenti sono gli stessi, sempre con finiture a 8, che sono fondamentali dal 12% in giù; se non si vuole forzare troppo la lucidatura ci si ferma al 6%

Nella Gallery troverete esempi di costruzione e finitura; tra questi segnalo in particolare la Cassapanca, le due Scrivanie, i Buttalà, il Bauletto dedicato a Inge Feltrinelli e intarsiato con tecnica a tessere (tecnica medievale), i portagoie ( uno per mia moglie e i due bombati pressoché uguali per le mie nipotine), i due Mobiletti col frontalino che riproduce in parte le Metamorfosi di Escher

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