Il Rasoio a mano libera
Radici lontane, frequentazione della barbieria di paese negli anni ’60, quand’ero ragazzo e un po’ di più, ricordi sbiaditi del nonno materno, attrazione per uno strumento fortemente impegnativo , voglia di sfidare il difficile e di impadronirmi di una tecnica di rasatura che è il massimo dell’abilità di mano, della padronanza dei propri movimenti e di soddisfazione e raffinatezza del risultato, ma anche voglia di vivere con piacere un’operazione altrimenti noiosa, senza emozioni e senza stimoli, fatta per pura necessità di essere minimamente in ordine, a meno che non si decida di portare la barba, che va comunque curata con periodica puntualità.
Tutto ciò e un rasoio esposto nella vetrina di un piccolo profumiere-coltellinaio un po’ più di trent’anni fa nelle vicinanze del negozio in cui lavoravo mi hanno fatto abbandonare il rasoio di sicurezza, che altro non è che il rasoio a lametta, e il rasoietto Bic di plastica con filo di lama inserito tanto in voga all’epoca.
Mio padre mi aveva insegnato a radermi con il rasoio di sicurezza, così chiamato perché più sicuro del rasoio a mano libera: quello era il rasoio in uso all’inizio degli anni ’60, mentre il rasoio a mano libera era ovviamente in uso in tutte le barbierie; addirittura, nelle barbierie di diverse città, segnatamente del sud, i clienti fissi e altofrequentanti, che spesso aderivano alle offerte di abbonamento della propria barbieria, avevano un rasoio a mano libera a loro riservato in esclusiva in un apposito “casellario”.
Il Rasoio a mano libera costituisce un sistema proprio, esige un processo operativo rigoroso e intransigente, pena il pessimo risultato di tagliarsi il viso senza riuscire a tagliarsi la barba; proviamo a descriverlo:
-
preparazione del rasoio: affilatura e passaggio alla pietra per ottenere un filo tagliente al massimo dell’efficacia; io uso la pietra giapponese ad acqua Naniwa 10.000 grit
-
disponibilità di una coramella ben preparata
-
rasatura appena alzati la mattina: la pelle è nello stato migliore di elasticità; magnifico radersi la mattina presto in compagnia di una buona trasmissione radio, che ti fa riprendere piacevolmente contatto con il mondo che si sveglia
-
lavaggio del viso con acqua calda
-
preparazione del viso con crema o olio prebarba a scopo emolliente dei peli della barba
-
insaponatura con schiuma di sapone da barba ottenuta da sapone a scaglie da barba in una ciotola adatta e prodotta tramite pennello con ciuffo preferibilmente di tasso e un po’ di acqua calda
-
l’insaponatura deve essere lavorata per alcuni minuti sul viso fino ad avere completa sensazione di benessere e di ammorbidimento dei peli
-
passata del rasoio a mano libera sulla coramella di cuoio allo scopo di raddrizzare il filo rimasto eventualmente imperfetto nelle fasi di affilatura e passaggio sulla pietra
-
rasatura tenendo un angolo acuto molto ridotto tra pelle e rasoio, giusto quanto serve per far scorrere la mano, nel senso del pelo, dall’alto al basso
-
nuova insaponatura, quindi rasatura in contropelo, avendo cura di individuare l’esatta direzione di crescita dei peli in modo da ri-passare il rasoio nel senso esattamente opposto e, naturalmente, angolo di rasatura molto ridotto
-
se si vuole, per puro perfezionismo, si fa un ulteriore ripasso per le imperfezioni
-
lavaggio del viso con acqua calda
-
asciugatura, meglio se con un asciugamano caldo
-
passata sul viso della mattonella di allume di rocca, costituito da sali di potassio, bagnata con acqua calda
-
lasciare asciugare bene finché si sente la pelle tirare e la si sente ben asciutta
-
spruzzare con apposito vaporizzatore un dopobarba alcolico, che farà percepire una grande sensazione di benessere
Come si prepara una Coramella e che tipi si trovano.
Fondamentalmente i tipi di coramelle sono due: una a manico di legno con un tirante, che serve a tendere il cuoio quanto serve, l’altra invece è costituita da una striscia di cuoio larga alcuni centimetri, che va appesa con gancio ad altro gancio che la possa trattenere, e che all’altra estremità ha o un gancio che consenta la tensione con una mano o, meglio ancora, un’impugnatura in genere bombata; la prima è larga solitamente sui quattro centimetri, la seconda sui cinque, ma il tipo russo arriva a quasi otto; le coramelle hanno tutte due lati, sui quali vanno passate due paste abrasive di grado diverso in modo dare prima una passata sul lato più abrasivo e rifinire sul lato meno abrasivo.
Le paste sono di tanti tipi, ma fondamentalmente in commercio le più comuni sono la bianca (ossido di zinco), la verde ( ossido di cromo), la rossa ( ossido di ferro) e la blu (ossido di cobalto); le paste possono essere stese agevolmente o dopo averle un po’ riscaldate, oppure con un po’ olio oppure ancora con un po’ di glicerina, ingredienti che servono ad amalgamare, stendere bene e ammorbidire: una coramella non ben trattata rovina il filo del rasoio.
Come passare il rasoio sulla coramella: se la coramella misura quattro o cinque centimetri di larghezza è bene passare la lama in diagonale, dalla punta al tallone, naturalmente in avanti con il filo rivolto verso di noi e dal tallone alla punta nel ritorno con il filo rivolto nel senso opposto; se invece si ha una coramella di tipo russo allora il problema non si pone perché la larghezza copre perfettamente l’intera lama; la passata dev’essere dolce, seppur rapida, sono assolutamente da evitare i “colpi” perché piegano il filo, va invece tenuta ben tesa la coramella.
Il rasoio può essere in carbonsteel o acciaio al carbonio, che ha un filo più docile e che esige un’asciugatura molto accurata per evitare che il rasoio arrugginisca, oppure in acciaio inox, che non presenta problemi di ruggine, ma ha un filo meno docile e tuttavia più resistente; si misura in ottavi di pollice: i più comuni e facili da usare sono i rasoi di cinque e sei ottavi, mentre i quattro ottavi sono più difficili da usare, esigono una mano molto sensibile ed esperta ed è più facile tagliarsi; i tre ottavi si usano per i capelli, specie per le coppe, mentre i sette e otto ottavi sono eccessivamente grandi, poco maneggevoli e alla fine inefficaci e inefficienti.
Il rasoio a mano libera è facile da usare? No, ma con pazienza, molta osservazione e molta costanza si impara e anche bene; qualche taglietto è sempre in agguato; a questo proposito c’è una regola aurea: più il rasoio è affilato meno ci si taglia, meno il rasoio è affilato più si impunta, in un secondo si forza e in una frazione di secondo ci si taglia, quindi massima manutenzione.
Radersi con questo tipo di rasoio è una passione, un piacere, una prova con se stessi, con la propria lucidità e con la propria capacità di tenere i nervi a posto; con questo tipo di rasatura ci si sveglia davvero e ci si costruisce un mondo di dettagli accurati per il benessere personale che ha pochi eguali.
Quanto costa? L’esercizio ordinario costa piuttosto poco, il rasoio dura pressoché sempre, io ho ancora i miei primi rasoi, a parte quelli che mi hanno rubato con la valigia nel viaggio di ritorno in treno da Roma sul finire del 2012. Sì ho parlato di rasoi al plurale perché se questo tipo di rasatura diventa una passione allora piano piano si arriva al set settimanale, un rasoio per giorno della settimana. Ecco, costa partire; costa parecchio il rasoio, costa parecchio la coramella e costa parecchio un buon pennello, costano poco ciotola, sapone, emostatico, paste per coramella, allume di rocca, crema di preparazione e moderatamente dopobarba e relativo vaporizzatore, ma vi assicuro che, entrati nel mondo del rasoio a mano libera, non ne uscirete più, perché con gli altri modi mi sembrerà di non radervi.
Al mattino, quando mi alzo, la cosa che più desidero fare in quel momento è radermi, intraprendere tutte le operazioni che ho descritto, con la mia radiolina a volume basso per non disturbare, ascoltare senza disturbi musica, notizie e conversazioni, insaponarmi e usare il rasoio, con il desiderio di ottenere una rasatura che mi dia la massima soddisfazione; tutto il resto viene dopo e viene meglio se mi sento a posto e pienamente soddisfatto da questo inizio di giornata.